BLOGGER TEMPLATES AND TWITTER BACKGROUNDS

martedì 22 novembre 2011

#5 Love is Pain

La notizia m'aveva scioccato, non aspettavo fosse cosi doloroso perdere qualcuno a cui vuoi bene. Fù il mio primo rapporto con il tema morte, la cosa mi gettò in depressione. I miei soci cercavano di tenermi distratto, andavamo a comprare birre di straforo, spesso pagavamo un cazzone più grande affinchè andasse a prenderci da bere al posto nostro. La cosa funzionava. Trascorrevo le mie giornate a bere, fumare e tirare di anfetamina. Il mio rendimento scolastico era da schifo, non me ne fotteva più un cazzo, ogni volta che entravo al St. Margaret mi prendeva una depressione del cazzo, sentivo la cravatta della divisa soffocarmi, annodarsi come una merdosa anaconda al collo. Le ore in classe trascorrevano lentamente, già avevo difficoltà a capire una lingua non mia , ma con la testa in tutt'altro mondole parole dette dai prof sembravano tramutarsi da inglese ad arabo-cuscus-dei-miei-coglioni. La notte non dormivo, l'anfe faceva il suo sporco effetto, trascorrevo ore ed ore al buoi della stanza, mettevo su i due cazzo degli audicolari e mi sparavo musica punk nelle orecchie tutta la notte, di tanto in tanto mi rollavo un po' di fumo di merda, per equilibrare le particelle di mdma che flippavano inpazzite contro i neuroni. Quando poi si faceva ora di andare a prendere l'autobus per andare a scuola prendevo il cazzo di zaino che stava nello stesso angolo del giorno prima e filavo senza manco mangiare un boccone di merda. La mia vecchia era affranta, seppe che cazzo mi stava passando, ma ogni suo accenno mi irritava e la zittivo dicendole di non tirare fuori il tema. Mio padre come sempre assente, del resto il povero rinco sgobbava come una merda tuttto il giorno, e sicuramente quando tornava a casa non c'aveva una cazzo di voglia di sentire altri problemi. Trascorrevano le settimane e fui convocato dal direttore della scuola, Sarah Duth. Tipa bassina, con piccoli occhi azzurri infossati nel suo cranio cosi tipicamente anglosassone, cristo poteva sembrare una comparsa nel film "harry potter". La Sarah era una tipa ok, anche se rappresentava l'ordine e la gerarchia, tutto sommato, non se la tirava per un cazzo. Mi fece entrare nel suo studio, era una tipa molto corretta, educata, mi invitò a sedermi su una comoda poltrono in simil-pelle, mi offri una tazza di tè con latte, la presi e ringrazai, sbattetti dentro 3 bustine di zucchero e notai i suoi occhi osservare i miei movimenti. Fece una battuata su quanto zucchero avessi schiaffato nella tazza, dato che loro, lo preferiscono amaro, ma cristo, il tè gia fa cagare, con il latte poi manco a parlarne, almeno con una buona quantità di zuccherò ti sistemi la bocca. Sorrisi, e annui dicendo che ero italiano, e che per me ciò che è dolce deve essere dolce. Mi sorrise, si aggiusto gli occhiali e mentre grattava con il dito una vecchia goccia di cup of the caduta sa solo dio quanti mesi fa, su quella cazzo di scrivania, iniziò a dirmi che se continavo di questo passo non avrei approvato il corso, sapevo che m'aveva convocato per sta storia, ma me ne sbattevo il cazzo, pensavo " parla parla roditore di harry potter, lo tirò giù nel cesso un anno perso, me ne sbatto" , poi la discussione prese una piega un poco anomala, e si fece interessante. Il capo, sarah, mi mise davanti una scelta, seguire a non fare un cazzo e quindi a ripetere l'anno, oppure rimettermi al passo facendomi aiutare da una prof. ausiliaria che m'avrebbe assegnato come tutor da li a qualche mese. Continuò dicendomi che già aveva parlato con la mia vecchia la quale aveva rimesso nelle sue mani la scelta sul dafarsi, e mi spiegò che le pareva giusto informarmi e pormi davanti una scelta, invece di imporre un qualcosa che in quanto imposizione mi sarei passato per i coglioni. La tipa ci sapeva fare, era furba, sapeva come trattare e cosi le diedi soddisfazione e accettai di buon grado la proposta. Entrai dunque nella lista dei dementi, ritardati o socialmente instabili che erano seguiti da un tutor. Fui assegnato ad una ragazza di nome Fadwa, il nome non mi ispirava molto, pensai che siccome andavo di skin la capoccia della scuola per fottermi ancora di più m'avesse assegnato una nigeriana enorme pronta a darmele sul  culo di santa ragione. Mi diressi all'ufficio di Fadwa, bussai alla porta e mi invitò ad entrare. Il primo impatto non fu sgradevole, Fadwa era una ragazza sui 30, capelli neri mossi, occhialini da intelletuale rotondo con montatura nera, aveva una carnagione color ebano. Mi accolse con un gran sorriso che mi scaldo il cuore per qualche istante. Mi fece sedere anche lei, ma le risposi che non c'avevo tanta voglia di stare seduto, che ero li solo per mettermi d'accordo sugli orari e sul cazzo da farsi e nulla più. Mi sorrise ancora una volta e guardò al cielo come dicendo "ah sti ragazzini, non li capirò mai"... Si alzò anche lei e mi disse se mi andava di fare due passi. Accettai e cosi uscimmo nel cortile sul retro degli uffici, zona off-limits per gli studenti. Camminavamo e iniziò a spiegarmi che nell'antica grecia il maestri con i loro pupilli amavano fare lezione camminando all'area aperta, sta storia mi suonava, le dissi che ero di napoli, una citta nel meridione d'italia, fondata dai greci, e che quindi qualcosa su di loro sapevo dato che da noi fin da piccoli ti fanno studiare la storia e ste menate, e siccome a me le storie di guerrieri e miti mi son sempre piaciute ero abbastanza ferrato sul tema epoca greco-romana. Notavo che mi osservava con la coda dell'occhio, sembrava soddisfatta, tutto sommato mi era simpatica. mi chiese se avessi voluto prendere un the in sua compagnia, ma cazzo ero già pieno di the nella pancia, le chiesi se poteva procurarmi una cazzo di lager, e senza mezzi termini mi disse che la cosa non era fattibile e che alla mia età era proibito bere alcolici, ed io pensavo che mi era proibito anche tirare roba, o fumarmela, cosi come andare al futbol a menr le mani o pisciare sui muri, ma lo tenni per me. Dissi che mi sarei accontentato di un succo, cosi ci avvicinammo a un distributore di bibite, mi offri un succo e lei si fece un caffe lungo. Sorseggiava il suo caffe e mi guardava, stav oa disagio, le domandai cosa avesse da guardare e lei quasi come svegliandosi da un sogno mi disse di stare tranquillo, che tutto sarebbe andato a posto. Ste parole dette all'improvviso mi presero in contropiede, non so se in quel momento stesse giocando con me o meno, se era intenzionata a guadagnare la mia fiducia con qualche cristo di giochetto psicologico, dovevo stare in guardia, non volevo farmi inculare dalla prima tutor che mi assegnavano. Decisi di contrattaccare e le domandai perchè avesse un nome cosi strano, che faceva molto nigeria quando lei al massimo mi sembrava avere origini caraibiche. Quasi sputò il caffe a terra quando conclusi la frase. Rise, si pulì il muso con una salvietta e inizio spiegandomi che lei era nata in inghilterra, che i suoi non erano caraibici ma bensì provenienti dall'egitto, aveva una maniera di parlare che mi piaceva, andava piano piano, ma con un tono che non faceva cadere l'attenzione, Mi spiego il significato dell'etimologia del suo nome, che significava colei che si sacrifica per gli altri. Le sparai che cristo, aveva scelto un lavoro giusto per il suo nome e lei sorridendo mi accarezzo la testa e mi invitò a non usare più parole forti in sua presenza e di nessun'altra signora o signore per bene. Le dissi che non c'era problema, nisba, che fortunatamente lei era una delle poche persone per bene che conoscessi e che quindi avrei continuato a parlare in modo poco convenzionale con molte altre persone. Mi tirò giocosamente le orecchie e disse che del resto non eran tutte troiate quelle che raccontavano sugli italiani, furbi e simpatici, non me lo disse proprio cosi, ma il succo era quello cazzo. Mi andava a genio e le feci capire che per me era una ok. Si sentì sollevata e mi chiese se mi andava di rientrare in ufficio dove avrebbe stampato la time table del nostro programma. "nessun problema Teacher!" e sorridenti ci avviammo verso l'ufficio. A quell'incontro ne seguivano altri 4 settimanali, di 3 ore ciascuno, 2 tolte dall'orario scolastico più una estrascolastica, che spesso usavamo per parlare, la tipa mi faceva sentire bene, mi ascoltava, provava a capirmi e vedere che una tizia di 30 anni mi ascoltasse veramente senza giudicarmi un moccioso o un testa di cazzo mi faceva sentire bene. Col tempo elen era un ricordo sempre meno doloroso, il mio rendimento scolastico aumentava, ripresi a dormire e a fare a meno dell'anfe, ma di tanto in tanto con i miei soci mi trombavo una bella canna con qualche birra. Il tempo passava, la scuola era ormai finita, i miei incontri con Fadwa erano una ottima terapia. Passai i test con voti decenti, ringrazai sarah la capoccia e la stessa Fadwa, che in quei mesi mi era stata vicina. Finito l'anno doveva finire anche il mio rapporto con lei, ma non mi andava di perderla. Cosi le chiesi se le andava di restare, isomma, mia amica, mi prese per mano e mi disse che non c'era bisogno manco di dirlo, che noi eravamo amici, e che se avessi avuto bisogno lei era li, nel suo ufficio pronta ad offrirmi un cazzo di thè. Le sorrisi, lei mi rispose con una tirata d'orecchie.

Usci dal st margaret, mi sentivo meglio, ancora mi capitava di pensare ad elen, ma non più di continuo, lei comunque sarebbe restata sempre con me, in quell'angolo di materia grigia che lavora per i ricordi e per i sogni. Mi beccai con miller e jhon, i miei soci, andammo a fare due tiri di calcio dietro il campo in cemento, fumammo qualche paglia, ridemmo per qualche cazzo di battuta, il sole calava le nostre risate riempivano quella vallata di cemento...

Dedico questo cap ad elen cook la ragazza a cui diedi il mio primo bacio che ci lasciò nel dicembre del 95 e a Fadwa la persona che mi ridiede la serenità d'animo.

Nessun commento:

Posta un commento