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lunedì 16 aprile 2012

# 45 Pain

Le ore, i minuti con i secondi volano via come rapiti da un tornado. La pioggia batte senza tregua sulle tue spalle corrose dall'umidita. Il sudore si blocca tra la cerata e la pelle. Gli occhi ti si annebbiano ,la testa ti pulsa, ma non puoi ancora fermarti. Non ancora. Ti risollevi per qualche secondo, il viso rivolto al cielo grigio che ti sferza con acqua gelida. Respiri profondamente e riprendi le poche forze che ti restano per finire. Le mani ti bruciano, l'impugnatura dell'ascia ti ha ormai consumato la pelle ma non è ancora suonato il "gong". L'acqua è li che sbatte contro gli argini improvvisati. Il fango carica le tavole di legno di protezione come un rugbista impazzito. La natura ristabilisce chi è all'apice della forza. Arriva in fine la notte, l'allerta sembra rientrare, le mani ormai deformate dallo sforzo e dall'umidità bruciano come se messe in lisciva pura. Kaczynski forse non aveva tutti i torti...

martedì 3 aprile 2012

# 44 Recuerdos....

Tardo pomeriggio di una delle tante estate trascorse tra asfalto rovente e macchine parcheggiate. Il sole si ritira dietro i palazzoni popolari dalle pareti scrostate che mettono a nudo le intelaiature di ferro arruginite, memorie degli anni settanta. L'odore dell'aria è acre, da qualche parte dei ragazzini han divelto un idrante e l'acqua rende meno afosa l'aria che la strada rilascia bollente. Da qualche finestra escono le parole dei uno dei tanti cantanti neomelodici che racconta della sua vita ovattata. Qualche sirena si perde tra i vicoli, rombi di motorini truccati sferzano l'aria dividendola come le acque del mar rosso. Io in canotta nera e combat corti tiro l'ultima carta che ho in mano sul marciapiede improvvisato tavolo. Quache risata, due battute con i soci e lunghi sorsi da bottiglie di un litro di lager calda e amara. Ci si passa ogni tanto una paglia allungata, dei ragazzini tirano calci ad un supersantos consumato dal sole. Una donna mette fuori il bucato e per qualche secondo le narci vengono pervase dal fresco odore di lavanda, ma l'odore dei nostri sobborghi non è questo, è acre, sa di asfalto, nafta bruciata, piscio seccato dietro un cassonetto ripieno. Il sole rosso scompare dietro le palazzine e quel cielo violaceo lascia il posto alla semioscurità artificiale della notte. Una motocicletta ci sfreccia davanti, i casci integrali coprono completamente i volti senza nomi di due uomini. Si sentono degli spari, poi il rombo dei cilindri, delle urla l'acre della polvere da sparo ti si ferma nella gola a pochi passi un tuo socio riverso in una pozza di sangue con il viso schiacciato contro la cunetta in magrone della strada. Ti si gela il sangue, lui era "nu bravo guaglione" ma da tempo aveva smarrito una via normale. E cosi ti viene la voglia di volare, andare via, lontano da tutta la merda che ti circonda, lejos dal bario porque yo no quiero acabar asi...