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lunedì 16 aprile 2012

# 45 Pain

Le ore, i minuti con i secondi volano via come rapiti da un tornado. La pioggia batte senza tregua sulle tue spalle corrose dall'umidita. Il sudore si blocca tra la cerata e la pelle. Gli occhi ti si annebbiano ,la testa ti pulsa, ma non puoi ancora fermarti. Non ancora. Ti risollevi per qualche secondo, il viso rivolto al cielo grigio che ti sferza con acqua gelida. Respiri profondamente e riprendi le poche forze che ti restano per finire. Le mani ti bruciano, l'impugnatura dell'ascia ti ha ormai consumato la pelle ma non è ancora suonato il "gong". L'acqua è li che sbatte contro gli argini improvvisati. Il fango carica le tavole di legno di protezione come un rugbista impazzito. La natura ristabilisce chi è all'apice della forza. Arriva in fine la notte, l'allerta sembra rientrare, le mani ormai deformate dallo sforzo e dall'umidità bruciano come se messe in lisciva pura. Kaczynski forse non aveva tutti i torti...

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