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sabato 17 novembre 2012

# 69 the perfect number

Il vento del nord soffia senza sosta spazzando via pensieri e umori cordiali tipici della stagione calda. L'inverno st'arrivando, tiro un sospiro di sollievo, basta con caldo e fastidiosi raggi solari negli occhi. Dalla mia piccola fortezza ai piedi dei pirenei scruto il minaccioso cielo invaso da enormi nubi nere, cariche di rabbiosa pioggia pronta a venir giù a lavare coscienze e strade. Il rumore del vento rilassa il mio stanco cervello. Esco all'aria aperta munito d'ascia e moto sega. L'odore della lama che taglia il legno, il sudore ad ogni colpo d'ascia, i ciocchi di legno che si aprono a ventaglio ad ogni fendente, tutto porta la mia immaginazione ai primi uomini, a quando questo era la normalità, il sudore, i tendini delle braccia tesi come corde d'arco pronti a scoccare il primo dardo. Ormai la metropoli è il passato, la mia migrazione verso una vita dettata dal sole e dalla luna è iniziata.
[...] Nel mondo che vedo uno si muove con gli alci, tra le umide foreste dei canyon intorno alle rovine del Rockefeller Center. Indosserà abiti di pelle che gli dureranno per tutta la vita. Si arrampicherà per le liane che avvolgono la Sears Tower. E quando guarderà giù vedrà minuscole figure che pestano granturco e posano strisce di carne di cervo sulla carreggiata vuota di qualche superstrada abbandonata [...]

martedì 6 novembre 2012

# 68 dipendenza psichica

Non c'è un cazzo da fare. Surrogati chimici di felicità non servono a un cazzo. Se la tua vita ti va di merda non hai possibilità di rivalsa. Pure che ti sfondi il cervello bevendo, tirando, fumando, scopando come un ossesso o facendoti prendere a calci nel costatoda un fottuto negro di due metri che hai insultato e mandato a farsi fottere per provocare la sua reazione gorillesca, tranquillo, quando ti riprenderai tutto tornerà ad essere la merda quotidiana che mangi col cucchiaino ogni fottuto girono. trentadue anni intrappolati in una mente bruciata. Ti ritrovi con la testa tra le mani screpolate e malandate. Il vento soffia ma a te non te ne sbatte un cazzo. Uragani, piogge o maremoti, fanculo, sono l'ultimo dei tuoi pensieri. La bottiglia di jack quasi vuota, il viso arrossato dall'alcohol in circolo e in testa una sola cosa, farla finita. Cosa aspetti? Un colpo alla nuca da parte di uno sbirro o uno squilibrato? Un incidente? Cosa? Non sai nenache tu cosa, cosi resti dannato vivendo nel tuo loop miserabile con la speranza che domani qualcosa cambi, ma tienilo ben in mente 'caromio, per quelli come te non cambierà mai nulla e se dovesse essere, povero stronzo, stai sicuro che saranno solo altri cazzi nel culo.

lunedì 5 novembre 2012

# 67 some time...

Il vento avvolge il giorno, il cielo profondo e immenso pare che abbia voglia di ribaltare tutta la sua rabbia su noi poveri stronzi in balia dei nostri pensieri. Fermo l'auto nel parcheggio dell'albergo. Alcune goccie di pioggia iniziano ad infrangersi sul parabrezza dell'auto. Esco ed il vento sembra richiudere la portiera  alle mie spalle. Mi raccolgo nella felpa ed entro nella hall dove una ragazza sui venticinque anni mi accoglie n un sorriso stanco e maliconico come il tempo fuori. Le passo i documenti con il nominativo della prenotazione, da una scorsa rapida al monitor, batte qualche tasto e con il suo sorriso standardizzato mi passa una chiava con tanto di spiegazione e fattura. Ringrazio e lentamente mi avvio verso l'ascensore. Arrivo in camera, la finestra enorme da sul mare agitato. Apro ed esco. L'aria è impregnata di mare, la salsedine si poggia sulla pelle mentre il vento sembra quasi volermi spingere verso quel mare grigio e mosso. Rientro in camera, mando un sms ed accendo la tv per famri copagnia. Dal corridoio non arriva nessun rumore, pare quasi che sia l'unico in quel posto, bloccato in un tempo non tempo aspettando di rivivere per qualche ora quello che la vita bastarda m'ha tolto. Il telefono vibra, dopo qualche minuto sento un leggero bussare alla porta. Apro e lei entra avvolta in un cappotto nero con il bavero tirato fin sopra il viso. I suoi occhi nascosti da due enormi occhiali scuri e i capelli legati in una tiratissima coda. Chiudo la porta, lei passa e il suo profumo ha già irrotto in tutta la stanza inebriando i miei storditi sensi. Toglie gli occhiali che appoggia su un tavolino sfila via il cappotto e senza dire una sola parola si avvicina e mi bacia. Intanto la pioggia inizia a battere con forza contro le finestre, il vento fischia sempre più forte. poco alla volta ci ritroviamo sotto le coperte, legati come fossimo due anime intraplate nello stesso corpo. Fuori il grigiore del giorno lascia il posto al buio pesto. Nel dormiveglia ascolto il rumore dei suoi vestiti. La vedo nella penombra rimettersi la coda a posto e indossare quel cappotto che inizio ad odiare. Mi si avvicina e poggia le sua caldi labbre contro la mia schiena e come un fantasma la vedo scomparire da dietro la porta color crema. Ancora una volta solo, ancora una volta stanco di ritrovarmi in un letto d'albergo vuoto. Fuori il vento e la pioggia continuano a imperversare, il mare fa sentire la sua voce grossa e la voglia di abbracciarlo è tremendamente forte.