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lunedì 5 novembre 2012

# 67 some time...

Il vento avvolge il giorno, il cielo profondo e immenso pare che abbia voglia di ribaltare tutta la sua rabbia su noi poveri stronzi in balia dei nostri pensieri. Fermo l'auto nel parcheggio dell'albergo. Alcune goccie di pioggia iniziano ad infrangersi sul parabrezza dell'auto. Esco ed il vento sembra richiudere la portiera  alle mie spalle. Mi raccolgo nella felpa ed entro nella hall dove una ragazza sui venticinque anni mi accoglie n un sorriso stanco e maliconico come il tempo fuori. Le passo i documenti con il nominativo della prenotazione, da una scorsa rapida al monitor, batte qualche tasto e con il suo sorriso standardizzato mi passa una chiava con tanto di spiegazione e fattura. Ringrazio e lentamente mi avvio verso l'ascensore. Arrivo in camera, la finestra enorme da sul mare agitato. Apro ed esco. L'aria è impregnata di mare, la salsedine si poggia sulla pelle mentre il vento sembra quasi volermi spingere verso quel mare grigio e mosso. Rientro in camera, mando un sms ed accendo la tv per famri copagnia. Dal corridoio non arriva nessun rumore, pare quasi che sia l'unico in quel posto, bloccato in un tempo non tempo aspettando di rivivere per qualche ora quello che la vita bastarda m'ha tolto. Il telefono vibra, dopo qualche minuto sento un leggero bussare alla porta. Apro e lei entra avvolta in un cappotto nero con il bavero tirato fin sopra il viso. I suoi occhi nascosti da due enormi occhiali scuri e i capelli legati in una tiratissima coda. Chiudo la porta, lei passa e il suo profumo ha già irrotto in tutta la stanza inebriando i miei storditi sensi. Toglie gli occhiali che appoggia su un tavolino sfila via il cappotto e senza dire una sola parola si avvicina e mi bacia. Intanto la pioggia inizia a battere con forza contro le finestre, il vento fischia sempre più forte. poco alla volta ci ritroviamo sotto le coperte, legati come fossimo due anime intraplate nello stesso corpo. Fuori il grigiore del giorno lascia il posto al buio pesto. Nel dormiveglia ascolto il rumore dei suoi vestiti. La vedo nella penombra rimettersi la coda a posto e indossare quel cappotto che inizio ad odiare. Mi si avvicina e poggia le sua caldi labbre contro la mia schiena e come un fantasma la vedo scomparire da dietro la porta color crema. Ancora una volta solo, ancora una volta stanco di ritrovarmi in un letto d'albergo vuoto. Fuori il vento e la pioggia continuano a imperversare, il mare fa sentire la sua voce grossa e la voglia di abbracciarlo è tremendamente forte.

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