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sabato 19 novembre 2011

#3 God save the Queen

Il St. Margaret college era una scuola, ma cazzo, per me era tutto meno che una scuola. I primi mesi mi constrinsero a frequentare un cazzo di corso intensivo d'inglese, a fine corso dovevo fare uno di quei merdosi test a crocette per verificare quale era il mio livello di lingua. Ricordo che appena si entrava in questa scuola c'era un enorme campo verde, tutt'intorno le ali della scuola, di fronte c'era la mensa dove lavorava un vecchio borioso con i bracci tutti tatuati old school, lo stronzone era sempre li pronto a scroccare una paglia, conveniva sempre tenerselo buono il pisciamerda, era lui che cucinava, era lui che ti metteva la sbobba nel piatto, non so se mi spiego. Sulla sinistra c'erano le aule e sulla destra degli alloggi per studenti ci si poteva accedere solo se uno era un segaiolo ciuccellone, un nerd del cazzo. I primi tempi erano un po strani, i soci con cui andavo in giro non frequentavano scuola, lavoravano una volta tanto con qualche amico più grande, scroccavano un biglietto da 10 o 5 sterline per caricare qualche camion o scaricare dietro qualche merdoso magazino, sta di fatto che si alzavano quel po' di grana che poi si spendevano in roba, birra e porno. Finito il cazzo di corso di lingua iniziai a capire meglio come funzionava il giro. Ero abituato a stare seduto in una cazzo di classe per 5 6 ore al giorno, invece ora bisognava alzarsi ogni due tre ore e andare in diverse aule. Non ci capivo molto i primi tempi e non riuscivo manco a legare con nessuno. Ma a me non importava, alle 15 finiva tutto e all'uscita c'erano i miei nuovi soci che m'aspettavano e guardavano qualche fighetta cercando di rimorchiare, ma mai con successo... inglesi. Dopo qualche tempo notavo che le tipe mi fissavano con benevolenza, non ero abituato. Ma del resto ero l'italiano, l'esotico europeo in una zona d'inghilterra dove esotico era uguale a pachistano o mangia curry del cazzo. Un giorno ero seduto sul prato del cortile a fissare il  vuoto quando mi si avvicina una tipa che seguiva un corso di biologia con me. Si presentò, si chiamava Elen, snella, bianca cadaverica con occhi verdi e capelli rossi. Era una tipa apposto, fu l'unica in 5 .6 setimane che mi rivolse la parola, mi fece le solite domande del cazzo per rompere il ghiaccio, ed io rispondevo con voglia, sentivo il suo odore entrare prepotentemente nelle mie narcici. Si sedette al mio lato e si tiro la gonna della divisa sulle ginocchia, con la coda dell'occhio intravidi le sue lattee cosce e la cosa mi fece eccitare. A 15 anni gli ormoni corrono come un fottuto intercity in una stazione di un paese sperduto del cazzo. Mi spiegò che ero il primo italiano che vedeva dal vivo, iniziai a pavonergiarmi, a fare il figo, lei rideva, gli andavo a genio e lei andava a genio a me. Qualche sera dopo, ero in giro con i miei soci, e mentre entravamo in un fetido turco per prendere un po di merda da mangiare vidi elen all'incrocio in compagnia di 4 segaioli che frequentavano la scuola . Usci dal take a way e mi diressi verso di lei. Io andavo vestito con una maglietta con su una scritta del cazzo e su portavo un harington, jenas e adidas nere, lei era stupenda con jens aderenti e una camicia bianca che lasciava capire le sue curve. La fermai, i 4 segaioli mi fulminarono con lo sguardo, ma me ne fregavo, io ero il cazzuto, li avrei presi a sberle senza pensarci su, loro lo sapevano e quindi non rupperò il cazzo e si spostarono di qualche passo più avanti, lasciando elen sola con me. Scambiammo due chiacchiere, ero impacciato iniziai a sentire i miei soci prendermi per il culo dalla porta del take a way. Elen rideva alle battute degli stronzi, io rosicavo e facevo buon viso a cattivo gioco, le strappai un appuntamento per la domenica giù alla fermata del bus. La salutai cercando di darle un bacio sulla guancia, cosa normale per noi fottutissimi latini ma cosa un po'strana per i nordici, la presi in confusione e le diedi un bacio sulle sue morbide guance. Sentivo le risate e i fischi dei miei soci, le mi sorrise timidamente e con passo svelto raggiunse i segaioli , mentre andavano via vidi che si girò due volte . Arrivò la domenica, dissi a mia madre che sarei tornato più tardi, la solita mamma italiana che inizia col 4° grado, povera donna, le spiegai che non mi vedevo con i miei soci, che non andavo in nessun campo a vedere il futbol, ma che dovevo vedermi con una amica di scuola. Vidi il sorriso di mia madre illuminare quel cazzo di casa grigio mi disse di portarla a casa. ma cristo manco morto lo avrei fatto.
Arrivai alla fermata del bus con 30 minuti d'anticipo. Pensavo non si presentasse. Il tempo sembrava non scorrere. erano le 4 pm e cristo ero in ansia, peggio di un trip andato a male, 4.30pm, di lei manco l'ombra. Ero già convinto che m'avesse dato buca quando la vidi spuntare dalla curva fronte strada l'incrocio. Mi sorrise dall'altro lato del marciapiede. Premetti il bottone del semaforo e aspettai che salisse l'omino verde per attraversare, la raggiunsi e la prima cosa che mi venne di fare fu quella di premere le mie labbra contro le sue. Aspettavo uno spintone, ma invece no, lei si lasciò baciare, sfiorai le sue labbra con tutta la dolcezza che mi ero immaginato per questo momento, il mio primo bacio. Qaundo mi staccai da lei, ci fu un momento d'imbarazzo, lei mi prese per mano e inizziamo a passeggiare in direzione del parco. Entrammo e ci sedemmo su una panchina dove al lato passava un cazzo di canale si scolo che chiamavano ruscello. Parlammo, di noi, di chi ero da dove venivo di com'era napoli, di come mi trovavo li e del perchè frequentavo quei ragazzi che per lei erano solo degli sfigati che giocavano a fare i capoccia. Le dissi che quegli sfigati erano dei bravi coglioni, gente di cuore, come tutti quelli che provengono dal basso, gente di cui ti puoi fidare nei momenti del cazzo, gente che mai ti volta le spalle se qualcuno ti prende a calci nel culo. Lei capii, era sveglia e bella. La strinsi forte e senti i suoi seni premere contro di me, ero inebriato dal suo profumo le baciai il collo e poi le lebbra. Le confessai che ero stracotto di lei, mi sorrise e disse che pure io non ero niente male, anche se parlavo come un fottuto pachistano, ma poco importava il tempo avrebbe fatto il suo dovere con la lingua. La prima settimana trascorse meravigliosamente, durante le pause di scuola ci beccavamo sempre, pranzavamo in mensa assieme, ci mettevamo vicini nelle aule comuni a studiare.. fuori la scuola la mia vita continuava con i miei soci di sempre. Un giorno normale, entrato nel cortile, non la vidi, notai la sua migliore amica ely singhiozzare,con gli occhi rossi, mi rivolse uno sguardo ma al momento non ci feci più di tanto caso. Alla fine della giornata elen non si fece viva, tornai a casa un po' scazzato. Salito in camera mia madre mi chiamò perche mangiassi un po' di quella cazzo di frittata di maccheroni che adorava fare. Bussarono alla porta, andò mia madre ad aprire, mi chiamò disse che era per me, andai alla porta e ely era li che mi chiese di uscire un secondo, che doveva dirmi una cosa. Misi su il giacchino col cappuccio, tirava un vento freddo che tagliava le orecchie, camminammo per qualche metro verso un negozio di bibite e merde varie, lei non parlava e io mi domandavo che cazzo volesse da me. Ci fermammo, prese dalla sua borsa una siga, e ne passo una anche a me. Scoppio in lacrime e singhiozzando mi sussurrò che elen non c'era più. Incidente d'auto col padre morta in ambulanza. Mi abbracciò forte come un naufrago si agrappa al primo pezzo di legno che gli passa a tiro in mare, io caddi in ginocchio... Ancora oggi ricordare mi fa tanto male.

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