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sabato 19 novembre 2011

#2 Outcast

A 15 anni, per vari cazzi della vita e della mia famiglia, mi ritrovavo ad essere uno straniero in un posto che per i prossimi due anni sarebbe stata la mia nuova casa. Senza sapere un cazzo di nulla della nuova lingua fui catapultato in tutt'altro a cui fino a quel momento ero abituato. Ad oggi non so dire se sia stata una buona o cattiva opportunità, forse un poco l'una e un poco l'altra, ovviamente c'è sempre del buono e del marcio in tutto. Da un lato sono cresciuto, dal punto di vista umano, ho avuto il culo d'imparare un altra lingua, un altro stile di vita, dall'altro ho capito che non sarei più voluto tornare indietro. Iniziai a frequentare i ragazzi del quartiere, a integrarmi, e a diventare uno di loro. La scena erà quella dei 90 britannici, il quartiere o distretto Richmond, 30 minuti di tube dalle zone fighe di Londra. I tipi con cui giravano erano dei soci apposto. Cercavano qualcosa di esotico in me, ma i poveri stronzi non vedevano altro che un ragazzo poco più alto di loro e con i lineamenti più nordici dei loro. Erano spiazzati. Io no. I miei nuovi amici seguivano sempre dei ragazzotti poco più grandi che facevano brigata, che a loro volta scimiottavano i quasi 30enni, tipi tosti, un po' fulminati, che viveano solo per la fottutissima techno e chimica. Gente da gradinate, alchol botte e casini. Dopo qualche settimana iniziai a sentire la musica che ascoltavano loro, è cristo se mi piacevano quei giri rudi di basso e batteria. Dopo due settimane, mi rasai la testa misi su una polo e sotto i jeans comparvero i primi Rangers con suola rinforzata... Ero diventato uno skinhead una cosa che tutt'oggi vive dentro di me...

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