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giovedì 17 maggio 2012

# 52 Capitan Spaulding in trasferta... Danger

Dato che mi ero preso un paio di settimane di pausa da quel  cazzo di lavoro, dopo aver trascorso un paio di giorni a napoli e aver rivisto e ricordato storie che sinceramente ho tanta voglia di cancellare, per riprendermi ho acquistato un volo diretto per londra. Tre ore circa di viaggio passate a fare il cretino con la hostes e spendendo un capitale in birra e whisky, oltretutto di pessima fattura. Ma si sa, quando si è in libera uscita bisogna lasciarsi andare e fanculo i conti in tasca. La puttanata di quando prendi ste cazzo di compagnie low cost e che gli aeroporti son sempre lontani una cifra dalle città, cosi mi son ritrovato in quel cazzo di cane di Stansted airport dal quale per arrivare al centro di Londra devi sorbirti almeno un tre ore di bus. Appena dentro la zona dutyfree mi son fiondato nel primo pub a vista. Chiedo un paio di pinte di stout con una dose di jamson da caricare in pinta. Le intenzioni sono di quelle pessime, sparo tutto nel gozzo tanto da suscitare l'interesse di una vecchia baldracca in carne biondo ossigenato. Mi domanda se ho voglia di offrirle da bere, mi guardo in torno e capisco di essere l'unico coglione che alle 10 del mattino si spara una dose di oro nero. Le dico "nisba mum" non è il cazzo del mio tipo, allungo una banconota da cinquanta in euro, ricordando solo al cambio restituitomi in sterline che ora sono sul suolo di sua maesta. Afferro il cambio e telo alla fermata dei bus. Acquisto un biglietto di sola andata per victorian station, quanti ricordi, prima di salire sul bus fermo in un negozietto di riviste e liquori, devo attrezzarmi per il viaggio, tre ore son lunghe da passare oltretutto che già ho la testa in vacca. Prendo una bottiglia di pampero con qualche latta di lager, occulto tutto nello zaino e filo su nel autobus tra le ultime linee. Manco il tempo di uscire fuori dal parking del "airport" che il pampero è a metà bottiglia. L'autobus è quasi vuoto, cosi mi rilasso e mentre vedo scorrere le campagne inglesi miscolo tutta la cazzo della bottiglia per risvegliarmi strattonato dall'autista che mi grida che siamo arrivati da un pezzo. Cerco di tirarmi su con la testa che mi martelle di brutto e scendo dalla porta sul retro salutando con il dito indice quello stronzo di paki che mi ha dato il buongiorno. Fermo un taxi e mi faccio portare nella zona soho. Il programma lo tengo ben chiaro, ho un paio di giorni a disposizione e li voglio buttare in alcohol, troie e fumo. Da tempo non mi lasciavo andare di brutto, e si sa , ogni tanto se non si vuole impazzirebisogna farlo cazzo. Fanculo i ricordi, le giornate trascorse a rompermi il culo al lavoro e a tornare in piena alba sbronzo e rotto di fatica. Entro nel primo albergo del cazzoche becco in una traversa di piccadilly circus, l'ambiente già promette bene, alla reception c'è una ragazza asiatica che è veramente esotica. Sfodero il mio sorriso da macho latino e le chiedo se c'è qualcosa di libero. La tipa non è indifferente ad i miei occhi affamati, arrosice e mi chiede i documenti, le passo la mia carta d'identità italiana e le strizzo l'occhio chiedendole uan camera matrimoniale. Li per li il suo volto si fa ancora più rosso, balbetta qualcosa passandomi le chiavi per poi indicarmi l'ascensore. La lascio accarezzandole la mano che ha sul bancone e sono consapevole che è tutto frutto dell'alcohol ancora incircolazione nelle mie vene. Salgo su in camera, la topaia fa veramente cagare, una tv già settata sui canali a pagamento di films porno, un frigo bar che se ne cade a pezzi e un cesso il cui pavimento a mosaico a più tasselli saltati che messi. Tiro la mia tracolla sulla scrivania, prendo il portafoglio e scendo in strada per dare un giro in quella che fu casa mia per alcuni anni del passato. Mi butto in tube e dopo quaranta minuti scendo alla stazione di richmond, pochi passi e mi ritrovo fuori il St. Margaret, sento un nodo alla gola e noto con piacere che poco è cambiato. Attraverso il ponte che scavalcava quella specie di fiumiciattolo che divideva il complesso dal centro urbano e mi diriggo verso la strada dove abitavo con i miei. Fuori il numero 4 noto una tipa obesa dai capelli rossi e corti che innaffia qualche piantina, nota la mia presenza e preoccupata entra incasa. Evito casini e taglio verso la tube, ma prima mi fermo davanti il palazzo dove abitava alan, ma mi sa che anche la sua famiglia ha cambiato aria. Dopo altri quaranta minuti mi ritrovo a Soho, giro un po' per qualche locale di lap dance e mi lascio abbordareda una ragazza caraibica che avrà sui vent'anni, concordiamo una cifra e a braccetto usciamo fuori con direzione stanza d'albergo. Prima, però, entro in un negozio dove acquisto preservativi, paglie e un paio di bottiglie di rum, chiedo alla signora se preferisce qualcos'altro e mi chiede un sidro. Prendo anche uan confezione si sidro e pago il tutto. Entriamo nell'albergo, la ragazza asiatica fa finta di non ricordarsi di me, è ferita nel vedermi entrare  con la battona. Entiramo in camera e Sandy si tira di colpo via tutti i vestiti. Mollo una risata, apro la bottiglia di rhon e butto giù un lungo sorso. Poso la bottiglia sulla scrivania e tiro fuori una banconota da 100. Con questa sarà mia tutta la fottuta notte e forse anche qualcosa in più. Mi tiro via la bensherman e sento il pistone li sotto impazzire al contatto con la sua pelle ambrata. Ci scopo tutta la notte e parte della mattina dopo, il rum narcotizza i dolori della fatica e con una carta da cinquanta la tipa ha tirato fuori anche un paio di righe. Ho il pisello indolenzito ma l'animo in pace.Vedo l'ora sullo schermo della tv che segna le 4 p.m. Sandy e al mio finaco nuda che dorme beatamente, le palpo nuovamente il culo, lei manco se ne accorge cosi richiudo gli occhi. Quando li riapro fuori e buio, sandy non c'è più. Do una rapida scorsa sotto il materasso dove avevo nascosto documenti e soldi e noto con sollievo che il tutto è ancora li. Vado al cesso per mollare una pisciata e noto che ho ancora un preservativo arrotolato sul pisello bello carico. Lo sfilo e lo getto nella tazza. Poi apro l'acqua calda della doccia e mi ci ficco con piacere immenso. Rivedo l'ora e sono le 3 del mattino. Metto su un paio di jeans e una felpa, scendo in strada e mi metto alla ricerca di un take a way. Entro in un ristorante di cucina thai e ordino qualche cazzata alla soia e con pollo e funghi. Mangio con voglia e noto ancora il pistone irritato. Butto giù l'ultimo boccone e soddisfatto medito di tornare l'indomani a quella che chiamo casa.

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