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giovedì 12 gennaio 2012

# 18

Il ricordo è vago, come un sogno che c'è e non c'è. Verona, ennesima trasferta per qualche ora di svago. Tornavamo da trento, dopo un concerto tra amici in un paesino sperduto tra le dolomiti. L'alcohol, sceso a fiumi, aveva preso possesso del mio corpo. I vecchi scarponi pesavano sempre di più ad ogni passo, la voce rauca per il troppo cantare a squarciagola. La notte trascorsa in macchina a sfrecciare su un autostrada in piena notte riverso sulle gambe di una ragazza, infelice musa di un fine settimana di devastazione. Si arriva nei pressi di verona. Entriamo in casa di uno del gruppo, il freddo è pungente, ma tutto quel liquido giallo e spumoso brucia come pellet in una stufa. Getto il mio stanco corpo su un divano, la copertura è umidiccia, colpa del clima. Il padrone di casa si chiude in camera e sprofonda in un lungo sonno, io resto con lei. Vedo la sua testa nella penombra avvicinarsi. Fuori il vento fischia e tira residui di plastica contro le imposte. Sento la sua bocca poggiarsi sulla mia, mi lascio andare e nella totale dimensione irreale e nevrotica che solo l'ubriachezza ti sa dare, cerco di resistere per non combinare casini. Facciamo sesso, ma i movimenti non li sento, interpreto una delle tante scene rodate nella mia vita, lei ansima, suda, ma io non riesco a provare nulla. La sento gemere e subito dopo buttarsi su un lato e sussurrare qualcosa. Sudato mi tiro su i wrangler lerci di birra stantia e mi lascio cadere su un tappeto.La mattina dopo vengo risvegliato da un caffè lungo. La mia compagna della serata precedente già è andata via, questo il comunicato di D. Dico che va bene cosi, e ripensandoci su non ricordo manco come si chiamasse, Paola forse. Ma a questo punto poco importava. Sorseggio il liquido nero ed amaro che ho nella tazza. Vado al bagno e do una lavata a gli occhi pesanti e poco attenti. L'impatto con l'acqua fredda è quasi uno shock, ma serve per svegliarmi. D. mi domanda se ho voglia di andare a prendere qualcosa da bere prima di salire su quel maledetto intercity che mi porterà a casa. Do un assenso con il capo per me va bene, cosi ci fermiamo in un bar, in una delle tante piazze. Non avevo ancora smaltito i residui tossici della notte appena trascorsa che sono di nuovo li a buttare dentro lager. L'alcohol dormiente viene risvegliato dal vigore delle molecole nuove introdotte nel mio sangue. Sono nuovamente sbronzo in questi istanti la vita sembra sorriderti nuovamente. Ricordo solo di essere salito sul treno, aver trovato una poltrona libera in un compartimento completo e di aver chiuso gli occhi. Una mano mi da uno scossone, apro gli occhi e un tizio in divisa mi dice che siamo al capolinea. Son passate quasi nove ore, fuori è già buio, ma l'odore di creolina e piscio mi dice che son tornato a casa

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