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mercoledì 15 febbraio 2012

# 31 Valentino San

"Ahahahah". Quanti coglioni che ho visto oggi correre in pasticcerie o in negozi di fiorai. Costretti a regalare cazzate per le loro dame. Io invece ho trascorso questo giorno del cazzo sbronzandomi come una merda al solito bar per poi tirarmi a rimorchio Diana nella sua pausa a metà pomeriggio. Sarà stata solo un'ora però la troska l'abbiam ballata bene 'caromio. Il suo corpo ben fatto e sudato scivolava sul mio perfettamente. Tra di noi non c'è nulla, solo sesso, ovvio che le voglio bene, ma solo come amica, perchè alla fine dei conti è una tipa ok. Il miglior quattordici febraio lo trascorsi a casa di una tipa più grande di me di almeno cinque anni. Doveva essere il nuovomillennio quando la conobbi per caso in metro a Roma. Le porte si stavano chiudendo e lei era fuori dal giro se non fosse stato per il mio scarpone. Aprì le porte con un colpo secco delle braccia e le porsi la mano per farla entrare. Il suo sorriso mi illumino. Scambiammo due chiacchiere durante il tragitto, io dovevo scendere ma me ne sbattetti le palle. Continuai fino a quando il convoglio non fermò alla sua stazione riuscendo a fargli memorizzare il mio numero sul cellulare. Dopo un paio di giorni, immerso in tutt'altri cazzo ricevetti, con grande sorpresa, la sua chiamata. Sinceramente non avrei mai pensato che alla tipa potevo interessare. Prendemmo appuntamento alla stazione di pomezia in tardo pomeriggio. La giornata trascorse lentamente e non vedevo l'ora di prendere quel cazzo di treno da Termini per incontrarmi con lei. Sceso dal treno ricordo solo le luci al neon mezze cagate della stazione che lampeggiavano a scatti. Un freddo boia e sulle banchine nessuna traccia di essere vivente apparte qualche cane. Pensai che m'avesse tirato il pacco, mi avviai a oltrepassare i binari sull'attraversamento pedonale e all'ingresso della stazione c'era lai avvolta in un piumino e nascosta da un berretto di lana. La sua vista provoco una vamapata di calore. Salimmo sulla sua vettura. Durante il tragitto chiacchierammo sulle rispettive giornate fino a quando, in prossimita di casa sua mi disse che m'avrebbe lasciato poco prima del cancello del suo condominio, e che avrebbe lasciato aperto il portone del suo blocco e la porta di casa. Mi spiegò come arrivare ed una volta fuori dall'auto mi domandai se m'avesse piantato come un coglione o meno. Segui le sue istruzioni che mi si erano registrate in testa e tutto era come d'accordi. Salì le scale lentamente e quando entrai per la porta semi aperta lei era li dietro, ad aspettare con ansia il mio arrivo. Una volta in casa chiuse la porta lentamente. All'ingresso notai subito una foto di lei con un tizio. La cosa che mi lasciò di cazzo fu che lei indossava un abito da sposa. Pensai che forse era una giovane divorziata ma quando si accorse dove era caduto il mio occhio mi prese per mano e mi racconto che era sposta. "Vuoi vedere che sono una coppia di schifosi invertiti che gli piace il sesso di gruppo?" fu la prima cosa che mi balzò in testa. Ma ero sulla cattiva strada. Ci sedemmo su un divano, in quello che era un soggiorno e mentre apriva una paio di birre aprì il baule della sua vita e mi spiego che era sposata con l'unico fidanzato ufficiale dalla sua adolescenza a quel momento. Le chiesi dove fosse ora il tipo e con tanta tranquillità mi rispose che era in ospedale per operarsi ad un menisco. "Povero cristo" pensai, lui in un fottuto ospedale ad aspettare che gli riordinino il menisco e lei qui in casa, umida come una lumaca a scoparsi uno conosciuto in metro... Mi avvicinai e la baciai, lei non aspettava altro, ci ritrovammo in camera da letto a scopare come due forsennati. Non ricordo quante volte arrivai o la sentiì arrivare, sta di fatto che quando mi risvegliai avevo il pistone che mi faceva un male boia e che lei era completamente addormentata col culo in pompa russando come un cazzo di trombettieri scozzese pieno di birra. Una volta alzato, barcollando, mi misi alla ricerca di un bagno, feci una lunga piasciata e mi buttai sotto la doccia. Mi asciugai con una tovaglia trovata in un cassetto. I termosifoni erano a palla e l'ambiente in casa era bello caldo, non potevo non pensare a quel povero coglione nel letto d'ospedale a san valentino, solo e con la moglie a far festa col sottoscritto 'calatroia. Quando anche lei si svegliò le diedi un'ultima ripassata, cosa che gradi molto, e cazzo se la gradì. Distrutto e con due borse sotto gli occhi mi lasciò alla stazione dove la sera prima era venuta a prelevarmi. Ci salutammo con un cia ed entrambi sapevamo che non ci saremmo più rivisti.

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